L’ex premier Conte e le sue preoccupazioni riguardo al ddl Casellati, sottolineando le possibili implicazioni per l’equilibrio dei poteri.
La proposta di riforma, nota come “ddl Casellati”, ha suscitato molte reazioni nel panorama politico italiano, secondo Giuseppe Conte, leader del M5S, il disegno di legge rappresenta un modello “ibrido e confuso” che potrebbe alterare l’equilibrio dei poteri in Italia. Conte sottolinea che questa riforma non evita i ribaltoni, ma in alcuni casi li “costituzionalizza”.
Il dibattito sulla riforma è acceso e molte sono le voci che si levano, sia a favore che contro. La proposta di legge, come delineata, sembra portare con sé una serie di cambiamenti che potrebbero avere ripercussioni significative sulla governance del paese.
Il ruolo del Quirinale in discussione
Uno degli aspetti più delicati della riforma riguarda il ruolo del Quirinale. Conte afferma che, sebbene sembri proteggere il ruolo del capo dello Stato, in realtà lo degrada a una funzione meramente protocollare. Questo perché il Presidente della Repubblica verrebbe privato del potere di indicare il presidente del Consiglio e di sciogliere il Parlamento.
Queste le sue parole: “Mortificando il ruolo del Parlamento e relegando il capo dello Stato a mero passacarte“. Questo cambiamento potrebbe avere implicazioni profonde sulla struttura del potere in Italia, riducendo l’influenza e l’autorità del Presidente della Repubblica e potenzialmente alterando l’equilibrio tra i vari organi di governo.
Le critiche di Marcello Pera
Le preoccupazioni di Conte sono condivise anche da altre figure politiche, come Marcello Pera, eletto in Fdi. Pera ha criticato la riforma, sostenendo che potrebbe dare più potere all’eventuale secondo premier rispetto al primo. Questo perché il secondo premier avrebbe la capacità di “ricattare” il Parlamento, determinando lo scioglimento delle Camere, un potere che il primo premier non possiede.
La visione di Pera evidenzia ulteriormente i potenziali problemi della riforma, suggerendo che potrebbe creare più problemi di quanti ne risolva. La capacità di un secondo premier di esercitare un tale potere sul Parlamento potrebbe portare a una maggiore instabilità politica e a tensioni all’interno del governo.